Ancora criticità sul “ne bis in idem” nell’ordinamento italiano da parte della Corte di Giustizia Europea.
Sotto la ‘lente d’ingrandimento’ del giudice sovranazionale è finita la pungente questione della compatibilità del sistema italiano con il “ne bis in idem” in ben tre ricorsi.
Nel primo (causa C-537/16), la CGUE è stata chiamata a decidere tale questione di diritto sul ricorso proposto dal noto immobiliarista Ricucci, sul quale pesava già una condanna penale per manipolazione di mercato (successivamente oggetto di indulto).
La condanna penale impedisce la riproposizione di un medesimo processo per applicare una sanzione amministrativa che presenta i connotati di una sanzione penale.
La Corte conclude che non è ammessa limitazione al principio del “ne bis in idem” se la pronuncia di condanna penale è già idonea a reprimere il reato.
Nei due restanti ricorsi la questione si atteggiava con maggiore certezze per la CGUE: divieto di doppio giudizio a seguito di proscioglimento dall’accusa e conseguente inapplicabilità di sanzione amministrativa “parapenale”.